LA [RI]SCOPERTA DELL’OSCILLOSCOPE ART
Nella seconda metà del Novecento, gli artisti scoprirono il potere espressivo dei segnali elettrici. Dalla fine degli anni ’50, alcuni pioneri abbandonarono pennelli, scalpelli e pellicola per lavorare direttamente con onde, rumori e impulsi elettronici, trasformando la tecnologia scientifica in strumento poetico.
Onde, circuiti e immaginazione: l’incontro tra arte ed elettronica
Tra i primi, Ben Laposky trasforma l’oscilloscopio a raggi catodici in strumento artistico, creando gli Oscillons: forme d’onda astratte e ipnotiche, catturate fotograficamente nel loro momento di esistenza effimera. Lo strumento di misura diventa tela, tracciando il disegno sonoro con un pennello di luce.
Negli anni ’60 e ‘70, artisti come Nam June Paik, Steina e Woody Vasulka, Mary Ellen Bute sperimentano con i primi sintetizzatori video, magnetoscopi, computer analogici e digitali. Iniziano a generare arte con le macchine, non solo attraverso di esse. L’interfaccia non è più un filtro, ma un partner creativo.
Questa è la nascita dell’arte elettronica che esplora la materialità del segnale nella sua forma pèiù pura, il suono che diventa luce e viceversa.
LEGGI TUTTO ►