Categoria: arte

  • TOOL // PCNA-SCOPE

    LA [RI]SCOPERTA DELL’OSCILLOSCOPE ART

    Nella seconda metà del Novecento, gli artisti scoprirono il potere espressivo dei segnali elettrici. Dalla fine degli anni ’50, alcuni pioneri abbandonarono pennelli, scalpelli e pellicola per lavorare direttamente con onde, rumori e impulsi elettronici, trasformando la tecnologia scientifica in strumento poetico.

    Onde, circuiti e immaginazione: l’incontro tra arte ed elettronica

    Tra i primi, Ben Laposky trasforma l’oscilloscopio a raggi catodici in strumento artistico, creando gli Oscillons: forme d’onda astratte e ipnotiche, catturate fotograficamente nel loro momento di esistenza effimera. Lo strumento di misura diventa tela, tracciando il disegno sonoro con un pennello di luce.

    Negli anni ’60 e ‘70, artisti come Nam June Paik, Steina e Woody Vasulka, Mary Ellen Bute sperimentano con i primi sintetizzatori video, magnetoscopi, computer analogici e digitali. Iniziano a generare arte con le macchine, non solo attraverso di esse. L’interfaccia non è più un filtro, ma un partner creativo.

    Questa è la nascita dell’arte elettronica che esplora la materialità del segnale nella sua forma pèiù pura, il suono che diventa luce e viceversa.

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  • BRAINROT: FOLKLORE ALGORITMICO ANTISISTEMA

    Italian Brain Rot: Estetica del Nonsense, Algoritmi Narrativi e Forme di Resistenza

    Abstract

    L’Italian Brain Rot è un fenomeno culturale digitale emerso nel 2025 che trasforma il nonsense generativo in folklore collettivo postmediale attraverso la convergenza tra intelligenza artificiale e partecipazione comunitaria. Questo studio analizza le dinamiche semiotiche, le strategie narrative rizomatiche e le implicazioni simboliche di un movimento che ha dato vita a una mitologia digitale in continua mutazione.

    Il fenomeno incarna un’estetica dell’imperfezione che utilizza la voce sintetica come dispositivo rituale e processi di worldbuilding collaborativo. Vengono esaminati i momenti di carcerazione simbolica, autocensura creativa e mercificazione estetica che rivelano le ambivalenze di una produzione culturale situata tra gioco, dissenso e cooptazione.

    Il Brain Rot emerge come forma di mitopoiesi algoritmica in cui la creatività collettiva si intreccia con l’automazione per generare un immaginario instabile e partecipato. La rilevanza teorica risiede nella sua capacità di articolare, attraverso l’estetica del nonsense, una forma di resistenza semiotica alle logiche comunicative dominanti.[video]

    Trattandosi di uno dei primi tentativi sistematici di analisi del fenomeno, lo studio mostra una comprensibile tendenza all’eccesso interpretativo, caricando di significato teorico aspetti che potrebbero richiedere ulteriori osservazioni per essere adeguatamente contestualizzati.

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  • USARE E CRITICARE: IL PARADOSSO APPARENTE DELL’ETÀ TECNICA

    Questo post è una premessa importante per comprendere il mio metodo critico. C’è una fastidiosa tendenza, oggi, a squalificare ogni forma di dissenso verso la tecnocrazia con la logica spiccia del “e però lo dici da un iPhone”.

    Come se il fatto di usare un mezzo impedisse di criticarne le logiche, come se la lucidità potesse solo esistere fuori dal sistema. Ma chi ragiona così confonde la coerenza con la rinuncia, e la critica con l’ascetismo.

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  • IL CORPO REPLICATO: ESTETICA, DESIDERIO E DOMINIO

    Nel mio percorso ho osservato come la percezione del corpo artificiale cambi in relazione al desiderio di controllo. Che si tratti di un androide, un avatar o di un volto ritoccato in clinica, le scelte estetiche non sono mai neutre: rivelano tensioni, aspirazioni, paure.

    Il corpo nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

    Viviamo in un’epoca priva di certezze. Le crisi ambientali, politiche ed economiche hanno reso l’imprevisto una condizione cronica. In risposta, cerchiamo di standardizzare, prevedere, semplificare. Anche i corpi, oggi, devono diventare leggibili, dominabili. È qui che la tecnologia incontra il desiderio: nell’illusione di poter addomesticare la complessità attraverso la forma.

    Nel post Deformità Sintetica // Fragilità Umana ho introdotto il concetto di uncanny valley, che può aiutarci a decodificare anche alcune scelte estetiche inconsce.

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  • DEFORMITÀ SINTETICA // FRAGILITÀ UMANA

    l’abominio artificiale: L’urgenza del presente

    Negli ultimi tempi sono in corsa contro il tempo. Con l’arrivo di modelli di generazione video sempre più realistici, come Veo 3, sento il bisogno di produrre il maggior numero di contenuti adesso, in questa breve finestra di sperimentazione. Perché questa estetica, fatta di errori, corpi deformi, movimenti sbagliati, rappresenta per me la forma più immediata, cruda e sincera di espressione del dolore dei nostri tempi.

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  • DAI 15 MINUTI DI WARHOL AI 5 SECONDI DEL FEED

    «È fondamentale capire che la tossicità nasce dagli algoritmi dei social media – e si può cambiare.»
    — Sir Tim Berners-Lee, Web Summit 2024 

    Dal PageRank ai “For You”: gli algoritmi che hanno logorato il Web

    (e perché dovremmo disnescarli prima che disinneschino noi)

    Quando Andy Warhol profetizzò i «quindici minuti di celebrità», immaginava un’attenzione effimera ma ancora umana: per ottenerla bisognava almeno dipingere una lattina o comparire in TV. Oggi quell’intervallo si è compresso a una frazione di secondo: lo scroll si ferma giusto il tempo di un thumbnail, di un hook da tre parole, di un balletto lampo su TikTok. Questa corsa all’istante-clic nasce da un cambiamento strutturale: il contenuto non è più selezionato da persone né da blogroll, ma da una catena di algoritmi predittivi il cui unico KPI è trattenere lo sguardo ancora un momento — e vendere quell’attenzione a chi compra inserzioni.

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  • 2325::ALEX_KERNEL ARCHIVE_BOOT VALERIA_VITO//MEMORY.RESTORE

    SYSTEM INIT // ALEXKERNEL 2325
    MEMORY RESTORE

    SUBJECT: VALERIA VITO
    STATUS: PARTIAL RECONSTRUCTION
    TIMESTAMP: 2019 — 2325

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  • ARCHITETTURE DEL CAOS


    programmare l’imprevisto // esaltare l’imperfezione

    Incorporare la casualità nell’arte è stato un tema centrale in diversi movimenti artistici e filosofici. Ad esempio, il movimento Dada, attivo all’inizio del XX secolo, abbracciava il caso e l’imprevisto come elementi centrali del processo creativo. Anche i surrealisti, negli anni Venti, sfruttavano la casualità per esplorare l’inconscio, utilizzando tecniche come il disegno e la scrittura automatica, permettendo a pensieri e immagini casuali di emergere senza controllo razionale.

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  • AI, MOODBOARD E SELEZIONE CREATIVA: PERCHÉ CESTINARE È ESSENZIALE

    Una regola che mi sono imposta quando ho integrato l’intelligenza artificiale nel mio lavoro è utilizzarla solo in campi in cui ho maggiore competenza. Bisogna stare molto attenti a non conferire un potere esoterico. Non è tecnicamente infallibile e non ha poteri magici.

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  • INIZIA IL VIAGGIO

    Prima fase: dall’ispirazione al seme dell’opera

    Cosa sia e quanto conti l’ispirazione in scrittura è ancora argomento di discussione. So quale sia stata la mia e quanto peso abbia in questo progetto.

    Tutto è iniziato a giugno 2024 mentre descrivevo la sensazione di sentirmi come una macchina guasta, un automa difettoso, qualcosa di sofisticato, ma obsoleto, che non stava funzionando come da progetto.

    Avevo in mente questa immagine: un femrobot in riparazione sulla copertina di una vecchia rivista. Sono sempre stata affezionata a questa illustrazione di Ed Emshwiller, mi aveva ispirato una canzone vent’anni prima. Ma questa volta avevo un solo obiettivo: prendermi del tempo per decidere cosa dovesse diventare. Lontana dai social network non sento la pressione del tempo, o di fantomatiche occasioni che scappano via. In questi anni ho imparato a dedicare il giusto spazio alle cose.

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