Categoria: denuncia

  • MUSICA, GUERRA E POTERE: “DON’T DANCE TO THEIR TUNE”

    Il 24 giugno 2025, i Massive Attack pubblicano su Instagram un post che più che una dichiarazione sembra un atto di resistenza culturale:

    “Behind the VIP shop windows, out the back, are sweatshops of fossil fuel & war machine $. Don’t dance to their tune.”

    Una frase che non si limita a denunciare. Si incide addosso, e costringe a chiedersi: chi suona davvero la musica su cui balliamo? [post]

    I Festival come Vetrina del Capitale

    I Massive Attack denunciano una verità spesso ignorata: i festival musicali non sono più spazi neutri o liberi. Sono territori colonizzati da interessi economici, in particolare:

    • Barclays, sponsor di festival come Latitude e Download Festival, è tra le banche più attivamente coinvolte nel finanziamento dell’industria bellica israeliana secondo ricerche BDS.
    • Molti festival sono controllati da fondi di private equity (es. Superstruct Entertainment, legata al fondo KKR), che puntano più alla scalabilità commerciale che all’espressione artistica.

    Dietro le quinte della musica, la guerra e il fossile pagano il palco. Le arene non sono più luoghi di rottura, ma showroom.

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  • USARE E CRITICARE: IL PARADOSSO APPARENTE DELL’ETÀ TECNICA

    Questo post è una premessa importante per comprendere il mio metodo critico. C’è una fastidiosa tendenza, oggi, a squalificare ogni forma di dissenso verso la tecnocrazia con la logica spiccia del “e però lo dici da un iPhone”.

    Come se il fatto di usare un mezzo impedisse di criticarne le logiche, come se la lucidità potesse solo esistere fuori dal sistema. Ma chi ragiona così confonde la coerenza con la rinuncia, e la critica con l’ascetismo.

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  • FRANCESCA ALBANESE: IL PREZZO DELLA VERITÀ NELL’ERA TECNOCRATICA

    Sarei ipocrita se negassi l’importanza che hanno avuto i social network nella mia vita, ma non smetterò mai di denunciare lo strumento di potere che sono diventati. Ricordo ancora il senso di solitudine dopo lo scandalo Cambridge Analytica, quella sensazione di essere immersa in una degenerazione di cui nessuno sembra rendersi conto, che nel 2019 mi ha portato a chiudere tutti i miei profili social. Da mezzo di autodeterminazione e connessione, internet si era trasformato in teatro di gogne mediatiche, propaganda algoritmica e manipolazione emotiva. La deriva tecnocratica di cui parlavo per spiegare le ragioni dietro la mia scelta è ora palese, coinvolge tutti e non può essere ignorata.

    Il caso di Francesca Albanese rappresenta l’ennesima conferma che non si tratta di semplici “problemi dei social media”, ma di un sistema di potere che utilizza la tecnologia per silenziare voci critiche e proteggere interessi consolidati.

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