Categoria: riflessioni

  • L’ERA DELLA CROCIFISSIONE DIGITALE

    Vite private violate per lo spettacolo pubblico

    Il caso della Kiss Cam al concerto dei Coldplay

    Un gesto privato — non innocente, ma nemmeno di rilevanza pubblica — diventa evento virale in quarantotto ore. Due persone riprese contro la loro volontà durante un concerto. Il cantante, con leggerezza, li espone dal palco. Il web li processa senza appello.

    Identità, figli, azienda, dinamiche finanziarie: ogni frammento della loro esistenza viene scandagliato, condiviso, giudicato da milioni di perfetti sconosciuti.

    In settantadue ore: commenti feroci, articoli morbosi, profili violati, famiglie coinvolte. L’efficienza della macchina del fango supera quella di qualsiasi tribunale.

    Qui non ci interessa il tradimento. Ci interessa il meccanismo che trasforma il pubblico in giuria popolare e il dato personale in un’arma.

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  • BRAINROT: FOLKLORE ALGORITMICO ANTISISTEMA

    Italian Brain Rot: Estetica del Nonsense, Algoritmi Narrativi e Forme di Resistenza

    Abstract

    L’Italian Brain Rot è un fenomeno culturale digitale emerso nel 2025 che trasforma il nonsense generativo in folklore collettivo postmediale attraverso la convergenza tra intelligenza artificiale e partecipazione comunitaria. Questo studio analizza le dinamiche semiotiche, le strategie narrative rizomatiche e le implicazioni simboliche di un movimento che ha dato vita a una mitologia digitale in continua mutazione.

    Il fenomeno incarna un’estetica dell’imperfezione che utilizza la voce sintetica come dispositivo rituale e processi di worldbuilding collaborativo. Vengono esaminati i momenti di carcerazione simbolica, autocensura creativa e mercificazione estetica che rivelano le ambivalenze di una produzione culturale situata tra gioco, dissenso e cooptazione.

    Il Brain Rot emerge come forma di mitopoiesi algoritmica in cui la creatività collettiva si intreccia con l’automazione per generare un immaginario instabile e partecipato. La rilevanza teorica risiede nella sua capacità di articolare, attraverso l’estetica del nonsense, una forma di resistenza semiotica alle logiche comunicative dominanti.[video]

    Trattandosi di uno dei primi tentativi sistematici di analisi del fenomeno, lo studio mostra una comprensibile tendenza all’eccesso interpretativo, caricando di significato teorico aspetti che potrebbero richiedere ulteriori osservazioni per essere adeguatamente contestualizzati.

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  • MUSICA, GUERRA E POTERE: “DON’T DANCE TO THEIR TUNE”

    Il 24 giugno 2025, i Massive Attack pubblicano su Instagram un post che più che una dichiarazione sembra un atto di resistenza culturale:

    “Behind the VIP shop windows, out the back, are sweatshops of fossil fuel & war machine $. Don’t dance to their tune.”

    Una frase che non si limita a denunciare. Si incide addosso, e costringe a chiedersi: chi suona davvero la musica su cui balliamo? [post]

    I Festival come Vetrina del Capitale

    I Massive Attack denunciano una verità spesso ignorata: i festival musicali non sono più spazi neutri o liberi. Sono territori colonizzati da interessi economici, in particolare:

    • Barclays, sponsor di festival come Latitude e Download Festival, è tra le banche più attivamente coinvolte nel finanziamento dell’industria bellica israeliana secondo ricerche BDS.
    • Molti festival sono controllati da fondi di private equity (es. Superstruct Entertainment, legata al fondo KKR), che puntano più alla scalabilità commerciale che all’espressione artistica.

    Dietro le quinte della musica, la guerra e il fossile pagano il palco. Le arene non sono più luoghi di rottura, ma showroom.

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  • RESTI DIGITALI: ANTROPOLOGIA DELLA RESURREZIONE ARTIFICIALE

    Tecnologie della memoria e simulazione del lutto nell’era degli avatar

    Abstract

    L’articolo esamina il fenomeno emergente della replica digitale dei defunti attraverso avatar interattivi, chatbot commemorativi e deepfake post-mortem. Attraverso un’analisi comparativa che colloca queste pratiche contemporanee nella genealogia storica delle tecnologie del lutto – dalla fotografia post-mortem vittoriana alle registrazioni spiritiche – si indaga come la digitalizzazione abbia trasformato qualitativamente il rapporto con la morte.

    Questa riflessione si inserisce in un percorso di ricerca più ampio, avviato in precedenti contributi sull’uso simbolico della tecnologia nella costruzione del corpo artificiale e sulla memoria digitale come spazio di negoziazione affettiva. Tale percorso ha mostrato come la tecnica non si limiti a supportare funzioni pratiche, ma modelli profondamente anche le strutture emotive e culturali.

    L’indagine si concentra sulla transizione dalla conservazione passiva della memoria alla riattivazione interattiva del defunto, analizzando le implicazioni antropologiche, psicologiche ed etiche di questa svolta tecnologica. Emerge un paradosso centrale: mentre le tecnologie digitali promettono di preservare e rianimare i morti, rischiano di impedire l’elaborazione simbolica del lutto, creando una zona grigia tra presenza e assenza che sfida i meccanismi tradizionali di elaborazione della perdita.

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  • USARE E CRITICARE: IL PARADOSSO APPARENTE DELL’ETÀ TECNICA

    Questo post è una premessa importante per comprendere il mio metodo critico. C’è una fastidiosa tendenza, oggi, a squalificare ogni forma di dissenso verso la tecnocrazia con la logica spiccia del “e però lo dici da un iPhone”.

    Come se il fatto di usare un mezzo impedisse di criticarne le logiche, come se la lucidità potesse solo esistere fuori dal sistema. Ma chi ragiona così confonde la coerenza con la rinuncia, e la critica con l’ascetismo.

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  • FRANCESCA ALBANESE: IL PREZZO DELLA VERITÀ NELL’ERA TECNOCRATICA

    Sarei ipocrita se negassi l’importanza che hanno avuto i social network nella mia vita, ma non smetterò mai di denunciare lo strumento di potere che sono diventati. Ricordo ancora il senso di solitudine dopo lo scandalo Cambridge Analytica, quella sensazione di essere immersa in una degenerazione di cui nessuno sembra rendersi conto, che nel 2019 mi ha portato a chiudere tutti i miei profili social. Da mezzo di autodeterminazione e connessione, internet si era trasformato in teatro di gogne mediatiche, propaganda algoritmica e manipolazione emotiva. La deriva tecnocratica di cui parlavo per spiegare le ragioni dietro la mia scelta è ora palese, coinvolge tutti e non può essere ignorata.

    Il caso di Francesca Albanese rappresenta l’ennesima conferma che non si tratta di semplici “problemi dei social media”, ma di un sistema di potere che utilizza la tecnologia per silenziare voci critiche e proteggere interessi consolidati.

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  • IL CORPO REPLICATO: ESTETICA, DESIDERIO E DOMINIO

    Nel mio percorso ho osservato come la percezione del corpo artificiale cambi in relazione al desiderio di controllo. Che si tratti di un androide, un avatar o di un volto ritoccato in clinica, le scelte estetiche non sono mai neutre: rivelano tensioni, aspirazioni, paure.

    Il corpo nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

    Viviamo in un’epoca priva di certezze. Le crisi ambientali, politiche ed economiche hanno reso l’imprevisto una condizione cronica. In risposta, cerchiamo di standardizzare, prevedere, semplificare. Anche i corpi, oggi, devono diventare leggibili, dominabili. È qui che la tecnologia incontra il desiderio: nell’illusione di poter addomesticare la complessità attraverso la forma.

    Nel post Deformità Sintetica // Fragilità Umana ho introdotto il concetto di uncanny valley, che può aiutarci a decodificare anche alcune scelte estetiche inconsce.

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  • DEFORMITÀ SINTETICA // FRAGILITÀ UMANA

    l’abominio artificiale: L’urgenza del presente

    Negli ultimi tempi sono in corsa contro il tempo. Con l’arrivo di modelli di generazione video sempre più realistici, come Veo 3, sento il bisogno di produrre il maggior numero di contenuti adesso, in questa breve finestra di sperimentazione. Perché questa estetica, fatta di errori, corpi deformi, movimenti sbagliati, rappresenta per me la forma più immediata, cruda e sincera di espressione del dolore dei nostri tempi.

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  • BYTEDANCE LTD. IL DEMONE SCANSONATO CHE SI NUTRE DI ATTENZIONE E CREATIVITÀ

    Come la casa madre di TikTok e CapCut trasforma i vostri contenuti in valore per sé

    Negli ultimi tempi, molti creativi hanno manifestato indignazione di fronte all’uso dei loro contenuti per l’addestramento delle intelligenze artificiali, sentendosi giustamente defraudati della propria creatività. Eppure, in questo scenario di crescente attenzione ai diritti d’autore nell’ambito dell’AI, emerge un curioso paradosso: gli stessi creativi che difendono con forza la propria proprietà intellettuale spesso utilizzano con leggerezza piattaforme come CapCut, che acquisiscono diritti molto ampi e potenzialmente invasivi sui loro contenuti. Mentre il dibattito sull’addestramento delle AI continua ad accendere discussioni e polemiche, l’utilizzo di strumenti che, di fatto, permettono un’appropriazione su larga scala di immagini, voci e volti, passa spesso inosservato.

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  • EGREGORI E AI: CONNESSIONI ESOTERICHE E FILOSOFICHE

    Nel linguaggio dell’esoterismo occidentale, il termine egregoro indica una forma-pensiero collettiva, capace di esistere come entità psichica autonoma, nutrita dall’energia mentale ed emotiva di un gruppo. Questa figura, ripresa dall’occultismo ottocentesco ma con radici nel mito degli “angeli vigilanti” del Libro di Enoch, rappresenta il potere del pensiero collettivo di materializzarsi in un simbolo vivo, che influenza a sua volta i suoi stessi creatori.

    “Un egregoro è una forza vivente, generata dal pensiero concorde di più uomini, che si nutre delle loro passioni e agisce come un essere reale, benché invisibile.”
    — Papus (Traité élémentaire de science occulte, 1893)

    Oggi, nel cuore della rivoluzione digitale, potremmo domandarci: le intelligenze artificiali stanno diventando i nostri nuovi egregori?

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