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ELETTROCHOC ARCHIVE
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  • Mark Zuckerberg: CRIMINI DOCUMENTATI

    THE WORST CRIMINAL IN HUMAN HISTORY

    Ha costruito un impero da $100 miliardi capitalizzando su genocidi, manipolazione di massa, sfruttamento psicologico e vendita industriale di dati personali.

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  • INTERNET: L’UTOPIA DIGITALE TRADITA

    La promessa anarchica dello spazio digitale

    Sono cresciuta a Santa Maria Capua Vetere, forgiata dal pensiero anarchico di Errico Malatesta e quando arrivò internet quella “solidarietà cosciente e voluta” di una società unita dalla voglia di “cooperare tutti volontariamente al benessere di tutti” era realtà.

    Poi arrivarono le aziende, i siti istituzionali, i governi e Facebook (di cui analizzeremo l’impatto devastante in un altro articolo) ad occupare un territorio nato libero per volontà del suo stesso creatore Tim Berners-Lee.

    UTOPIA DIGITALE – RIASSUNTO AUDIO AI
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  • Storia della resistenza digitale – CCC

    Berlino Ovest, 1981: una città cinta da muri e microfoni dove un gruppo di smanettoni decide che la libertà si difende con competenza e creatività.

    CYBERPUNK VIDEOZINE – CHAOS COMPUTER CLUB
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    Questa è la storia del Chaos Computer Club, tecnica e satira che hanno messo a nudo l’arroganza delle istituzioni. Dal BTX-Hack al duello con le corporation fino alla resistenza contro ChatControl: la mappa di una battaglia che riguarda tutti noi.

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  • GENOCIDE.EXE

    Development: Valeria Vito CODE SOURCE

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  • Ma a noi della Palestina che ce ne fotte?

    Perché la questione palestinese riguarda l’Italia
    un’analisi dei rischi economici, tecnologici e democratici

    Questo articolo documenta come e perché la Palestina non sia “una questione loro” ma “una questione nostra”, con ricadute quotidiane anche quando non ce ne accorgiamo.

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  • Laboratorio Palestina

    Come il controllo tecnocratico israeliano esporta l’oppressione algoritmica

    Testing ground dell’autoritarismo digitale

    Mentre il dibattito sull’etica dell’intelligenza artificiale guarda spesso a scenari futuri, nei Territori Palestinesi Occupati la sorveglianza algoritmica, il riconoscimento facciale e l’automazione del controllo sociale sono già realtà quotidiana. Secondo Amnesty International, la Palestina è diventata un vero e proprio laboratorio di sistemi di controllo, testati, perfezionati ed esportati a livello globale [Amnesty, 2023].

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  • MUSICA, GUERRA E POTERE: “DON’T DANCE TO THEIR TUNE”

    Il 24 giugno 2025, i Massive Attack pubblicano su Instagram un post che più che una dichiarazione sembra un atto di resistenza culturale:

    “Behind the VIP shop windows, out the back, are sweatshops of fossil fuel & war machine $. Don’t dance to their tune.”

    Una frase che non si limita a denunciare. Si incide addosso, e costringe a chiedersi: chi suona davvero la musica su cui balliamo? [post]

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  • [ FAKE-BODY ]

    ESTETICA, DESIDERIO E DOMINIO

    Theme: Aesthetics, Desire, Domination
    Simulated bodies—where longing meets control

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  • USARE E CRITICARE

    IL PARADOSSO APPARENTE DELL’ETÀ TECNICA

    C’è una fastidiosa tendenza, oggi, a squalificare ogni forma di dissenso verso la tecnocrazia con la logica spiccia del “e però lo dici da un iPhone”. Come se il fatto di usare un mezzo impedisse di criticarne le logiche, come se la lucidità potesse solo esistere fuori dal sistema.

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  • FRANCESCA ALBANESE: BERSAGLIO NELL’ERA TECNOCRATICA


    Il caso Francesca Albanese dimostra come la tecnologia non sia neutrale: può diventare un’arma per limitare il dibattito pubblico e condizionare la percezione della realtà. Tra piattaforme digitali, pressioni politiche e algoritmi opachi, la censura assume oggi forme sottili ma pervasive.

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  • DEFORMITÀ SINTETICA/FRAGILITÀ UMANA

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  • BYTEDANCE LTD. IL DEMONE SCANSONATO CHE SI NUTRE DI ATTENZIONE E CREATIVITÀ

    Come la casa madre di TikTok e CapCut trasforma i vostri contenuti in valore per sé

    Negli ultimi tempi, molti creativi hanno manifestato indignazione di fronte all’uso dei loro contenuti per l’addestramento delle intelligenze artificiali, sentendosi giustamente defraudati della propria creatività. Eppure, in questo scenario di crescente attenzione ai diritti d’autore nell’ambito dell’AI, emerge un curioso paradosso: gli stessi creativi che difendono con forza la propria proprietà intellettuale spesso utilizzano con leggerezza piattaforme come CapCut, che acquisiscono diritti molto ampi e potenzialmente invasivi sui loro contenuti. Mentre il dibattito sull’addestramento delle AI continua ad accendere discussioni e polemiche, l’utilizzo di strumenti che, di fatto, permettono un’appropriazione su larga scala di immagini, voci e volti, passa spesso inosservato.

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