Prima fase: dall’ispirazione al seme dell’opera

Cosa sia e quanto conti l’ispirazione in scrittura è ancora argomento di discussione. So quale sia stata la mia e quanto peso abbia in questo progetto.

Tutto è iniziato a giugno 2024 mentre descrivevo la sensazione di sentirmi come una macchina guasta, un automa difettoso, qualcosa di sofisticato, ma obsoleto, che non stava funzionando come da progetto.

Avevo in mente questa immagine: un femrobot in riparazione sulla copertina di una vecchia rivista. Sono sempre stata affezionata a questa illustrazione di Ed Emshwiller, mi aveva ispirato una canzone vent’anni prima. Ma questa volta avevo un solo obiettivo: prendermi del tempo per decidere cosa dovesse diventare. Lontana dai social network non sento la pressione del tempo, o di fantomatiche occasioni che scappano via. In questi anni ho imparato a dedicare il giusto spazio alle cose.

Sapevo di dover iniziare un percorso di distacco. Se a vent’anni puoi permetterti di essere autobiografica con una canzoncina, a quaranta rischi di essere ridicola se la tua vita non è di pubblico interesse.. Per questo ho lavorato tanto per separare esperienza dal messaggio da un certo punto del processo creativo.

Non sapevo bene dove incanalare questa sensazione, quali delle mie severe opinioni veicolare, quale mezzo espressivo scegliere. L’unica certezza era che andava convertita in qualcosa di utile, non solo per me, ma anche per i futuri fruitori.

Credo sia una sensazione comune a molti e usarla come veicolo per il punto di vista tematico aveva senso. Ho maturato opinioni sul mondo e mi sento pronta per esprimerle, con la giusta tecnica e senza riserva. Ho selezionato con cura le più necessarie, ma è stato un processo lungo e costante.

Nei mesi successivi la sceneggiatura prendeva forma—senza sapere ancora per quale mezzo. Un videogame, uno spettacolo teatrale, un’esperimento di realtà aumenta, un concept album… sapevo solo che dovevo metterci tutte le competenze acquisite in quarant’anni.

Durante i primi mesi ho abusato delle AI: mi ha aiutato molto a generare immagini e appunti che hanno catturato parte dei miei contorti processi mentali. Ho una formazione da designer, questo mi porta a non accettare mai le prime soluzioni che mi vengono in mente, so quanto sia importante cestinare le idee.

Queste solo alcune delle circa tremila immagini che ho generato in questa primissima fase. Nei prompt aggiungevo sempre un tocco decadente Art Nouveau. La modernità storica è una cosa che ho evocato sin dal primo giorno.

Emergeva sempre più forte l’esigenza di criticare la società tecnocratica dal punto di vista di chi ama la tecnologia da sempre, ma assiste impotente al suo utilizzo in modi sempre più distruttivi per l’individuo. Ma non è di certo l’unica cosa su cui voglio dibattere.

Per quanto ora sia distante anni luce da queste prime bozze sintetiche, una parte di esse è nel DNA dell’opera. Per me sono sempre stati solo dei collage, proprio come quelli che facevo un tempo per le moodboard con colla, cartelle colore e ritagli.

Dopo quasi un decennio di oblio e pseudonimi, non potevo prevedere che sarei anche tornata a pubblicare online, ma il blogging è la mia cofort-zone. Nuda e cruda, senza statistiche, stratagemmi e vanità.

NB: Posseggo tutte le licenze d’uso legittime per queste immagini. Per scelta etica, non le commercializzo né traggo profitto dalla loro vendita. L’utilizzo è consentito esclusivamente con attribuzione obbligatoria all’autore.

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