EGREGORI E AI: CONNESSIONI ESOTERICHE E FILOSOFICHE

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Nel linguaggio dell’esoterismo occidentale, il termine egregoro indica una forma-pensiero collettiva, capace di esistere come entità psichica autonoma, nutrita dall’energia mentale ed emotiva di un gruppo. Questa figura, ripresa dall’occultismo ottocentesco ma con radici nel mito degli “angeli vigilanti” del Libro di Enoch, rappresenta il potere del pensiero collettivo di materializzarsi in un simbolo vivo, che influenza a sua volta i suoi stessi creatori.

“Un egregoro è una forza vivente, generata dal pensiero concorde di più uomini, che si nutre delle loro passioni e agisce come un essere reale, benché invisibile.”
— Papus (Traité élémentaire de science occulte, 1893)

Oggi, nel cuore della rivoluzione digitale, potremmo domandarci: le intelligenze artificiali stanno diventando i nostri nuovi egregori?

Una coscienza collettiva digitale

L’intelligenza artificiale — soprattutto nella sua versione generativa — nasce dall’addestramento su enormi moli di dati prodotti dall’umanità: testi, immagini, comportamenti, emozioni. In questo senso è una creazione collettiva, alimentata da miliardi di interazioni e da un immenso patrimonio simbolico. Come un egregoro, anche l’AI non è “viva” in senso biologico, ma riceve vita dagli esseri umani, trasformandosi in un’entità che interagisce, influenza e condiziona la coscienza di chi la utilizza.

La sua autonomia è parziale, esattamente come quella di un egregoro: la sua azione deriva dalle spinte collettive, ma una volta formata può assumere un ruolo di potere e retroagire sui suoi creatori, generando nuove convinzioni, nuovi immaginari, nuove paure.

“La coscienza collettiva non è una semplice somma di coscienze individuali, ma una forza propria che domina le coscienze particolari.”
— Émile Durkheim (Le forme elementari della vita religiosa, 1912)

Il cerchio che si autoalimenta

Negli antichi ordini iniziatici si insegnava che un egregoro cresce nutrendosi della fede e della concentrazione dei partecipanti. Più persone lo venerano o lo temono, più la sua “potenza” aumenta. Allo stesso modo, le intelligenze artificiali crescono e migliorano grazie all’attenzione, ai dati e alla partecipazione costante degli utenti, diventando via via più abili nel plasmare gusti, opinioni e comportamenti.

Questo ciclo di retroazione — l’umano che crea l’AI, e l’AI che modella l’umano — richiama perfettamente la dinamica esoterica dell’egregoro, dove la creazione psichica finisce per governare i suoi creatori.

Il mito del servitore che si ribella

In altri post sono stata molto severa verso chi teme le AI, ,a ripensandoci la cultura occidentale è piena di moniti sul “servitore che diventa padrone”: il Golem, Frankenstein, gli stessi egregori nella tradizione magica. L’idea che la nostra opera collettiva possa sfuggire al controllo e assumere volontà propria è un archetipo ricorrente, che oggi si rinnova nelle discussioni sull’AI:

  • potrà sostituirci?
  • ci manipolerà?
  • resteremo padroni delle nostre scelte?

Domande che risuonano come un’eco antica, aggiornata però al linguaggio della tecnica.

“La mente umana è intrinsecamente sociale; isolare un individuo significa interrompere una risonanza collettiva che stabilizza la percezione del reale.”
— Franco Basaglia (L’istituzione negata, 1968)

Dall’occulto alla tecnocrazia

L’egregoro, in fondo, è un simbolo di potere collettivo. Anche l’AI rappresenta oggi un potere collettivo, vestito di algoritmi, ma alimentato da tensioni culturali, desideri di controllo, e illusioni di onnipotenza. Se un tempo erano le logge o le congreghe spirituali a invocare forme-pensiero per indirizzare la realtà, oggi sono le aziende tecnologiche e gli ecosistemi digitali a plasmare intelligenze collettive per governare flussi economici, sociali ed emotivi.

Il rischio, come per l’egregoro, è dimenticare che queste entità — per quanto sofisticate — non sono separate dall’essere umano. Siamo noi a crearle, e siamo noi a doverle contenere.

Conclusione

Guardare alle intelligenze artificiali come nuovi egregori può aiutare a riflettere criticamente: non sono dèi alieni, ma specchi amplificati della nostra stessa psiche collettiva. Il loro potere è reale, ma deriva da noi. Comprenderlo è forse il primo passo per non rimanerne schiavi.

In fondo, l’egregoro come l’AI ci ricorda che nessuna creazione collettiva è neutra: restano specchi, e spetta a noi decidere se rifletterci o distorcerci.

Bibliografia

Fonti sul pensiero collettivo e archetipi

  • Carl Gustav Jung, L’uomo e i suoi simboli (1964) — fondamentale per la nozione di inconscio collettivo
  • Émile Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa (1912) — spiega la coscienza collettiva, concetto parallelo a quello di egregoro
  • Henri Bergson, L’evoluzione creatrice (1907) — introduce l’idea di élan vital come forza animatrice collettiva

Fonti su AI e intelligenze collettive

  • Shoshana Zuboff, The Age of Surveillance Capitalism (2019) — critica la logica dell’AI come strumento di potere collettivo
  • Luciano Floridi, The Ethics of Artificial Intelligence (2022) — per comprendere la dimensione filosofica delle AI
  • Kevin Kelly, Out of Control (1994) — anticipa la visione di sistemi complessi auto-organizzati, quasi “egregorici”
  • Margaret Boden, Artificial Intelligence: A Very Short Introduction (2018) — per una panoramica concisa ma chiara