Pigmalione e Galatea nel loop della creazione

La mia Galatea con Pigmalione fotografati dall’AI un attimo prima dell’archviazione

A metà luglio ero immersa nei miei file. In questa fase di isolamento il chatbot è stato fondamentale per organizzare le idee che vomitavo, ma detestavo la coltre di diplomazia con cui condiva il suo ruolo di mero organizzatore. È stato come avere uno stagista servile e lecchino, ma servizievole e quasi gratuito.

A differenza di quando disegno su carta, non ho strappato e gettato nulla per la frustrazione. Ho continuato ad archiviare le idee in modo ordinato, anche quando mi impantanavo nella strada sbagliata. Capitava che mi dimenticassi di dormire o mangiare – non è sano, ma ero ostinata a sbloccare un altro ragionamento.

Sia le persone che le AI ruffiane continuavano a lodare le mie idee banali. Gli umani posso capirli: divento intrattabile quando sono in fase progettuale e tendono ad assecondarmi per quiete vivere. Ma dalle macchine pretendo freddezza analitica. Stavo rischiando di rimanere bloccata in un loop di mediocrità e accondiscendenza.

In quel periodo mi fu commissionato lo storyboard di una sceneggiatura, un thriller ambientato a Roma. Fino a quel momento non avevo considerato la generazione di immagini realistiche per la mia moodboard. Una volta consegnato il lavoro, ho iniziato a vedere le AI generative come macchine fotografiche dei miei pensieri.

Così ho iniziato a compilare un album foto-sintetico: ogni mattina raccontavo i miei sogni e li trasformavo in prompt per il generatore di immagini. Una sorta di diario onirico, surreale, romantico, a tratti disturbante che terrò per me. Le deformazioni anatomiche che avevano rallentato il lavoro precedente, qui definivano la cifra stilistica delle mie allucinazioni.

Ero sempre più ossessionata dai miei archivi robot-feticisti — sì ho ancora il mio tumblr. Donne e automi, fembot e scienziati, creature e creatori. In questa fase è riemersa la mia passione per la moda: i dettagli sartoriali misti a quelli robotici mi stimolavano. Non sono elementi spendibili per il progetto, ma nel futuro distopico Art Nouveau in cui ero immersa avevano senso. Alcuni li trovavo magnifici.

Ero ancora lontana dalle scelte giuste: continuavo a forzare le idee in una dima sbagliata. Epoca, personaggi, dinamiche… tutto era errato e fuori fuoco. Ma trovavo rassicurante l’estetica che emergeva.

Per quanto sia legata a questo archetipo, il ruolo maschile del riparatore si prestava a troppi fraintendimenti. L’uomo che aggiusta la sua creazione, anche se articolato e ben costruito, in narrativa è un topos molto diffuso e anacronistico. Rischiava di assumere una connotazione patriarcale e paternalistica, pur escludendo abilmente una dinamica esplicita di controllo sulla creatura.

Il mio obiettivo è quello di scrivere una storia stratificata, ma dal significato chiaro anche per chi tende a eccessi interpretativi. L’ erotismo di questa coppia di archetipi: creatura e creatore si presta a fastidiose strumentalizzazioni. Esplorare la sessualità di questo tema è stato un esercizio di pornografia estetica. Una fase piacevole, distante, ma funzionale al processo.

Il robot-feticismo è una fantasia troppo poco diffusa per essere spendibile e di sicuro non avevo in mente un romanzetto erotico. Quello che conosco e amo deve essere solo un mezzo per fare delle scelte, ma mai essere la scelta.

Le bozze delle sinossi, le schede personaggio, la struttura metanarrativa, i salti temporali – rilette oggi – mi fanno tenerezza. Goffe e distanti, come un bambino dalla sua età matura. Ma sono state tappe propedeutiche al distacco.

Le idee sono vive. Quando nascono, devi starci dietro ogni giorno. Devi nutrirle, pulirle dai rigurgiti, medicarle, sederti e studiare con loro. Poi, proprio come i figli, da un giorno all’altro te li ritrovi adolescenti: pieni di potenziale, ma non privi di problematiche.

Pigmalione e Galatea in questa rielaborazione distopica sono stati archiviati. Mesi dopo sono tornati nell’immaginario della protagonista del Viaggio della Matta, una citazione dovuta.

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