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1985_Brazil.MOV

Brazil is the kind of movie Orwell might have made if he’d taken a lot of LSD and listened to too much Cole Porter.”

David Sterritt, The Christian Science Monitor, 1985

burocrazia, sogno e distopia

Brazil, diretto da Terry Gilliam e uscito nel 1985, è un film distopico che combina satira burocratica, immaginario retrofuturista e riflessioni sulla libertà individuale. Spesso considerato il vertice della “trilogia dell’immaginazione” di Gilliam (insieme a Time Bandits e The Adventures of Baron Munchausen), Brazil è un’opera stratificata che fonde Orwell, Kafka e il Monty Python.

Ambientato in uno Stato totalitario non meglio identificato, il film segue Sam Lowry (Jonathan Pryce), impiegato del Ministero dell’Informazione che sogna di fuggire da un mondo oppressivo attraverso visioni oniriche e surrealiste. L’errore iniziale – un bug tipografico che porta all’arresto dell’innocente Buttle invece del sovversivo Tuttle – innesca una spirale di eventi che svelano l’assurdità del sistema.

Il titolo proviene dalla canzone “Aquarela do Brasil” (Ary Barroso, 1939), che ricorre nel film in contrasto ironico con l’ambientazione grigia e soffocante. Il film fu oggetto di censura da parte della Universal Pictures negli USA, che impose una versione con lieto fine (la cosiddetta Love Conquers All cut), contro il volere di Gilliam. La versione definitiva, oggi considerata canonica, fu difesa da critici come Pauline Kael e premiata dai Los Angeles Film Critics Association Awards come miglior film del 1985.

Temi centrali:

  • Sorveglianza e controllo: un mondo dove tutto è schedato ma nulla è compreso.
  • Burocrazia come distopia: non il totalitarismo brutale, ma quello cartaceo e inefficiente.
  • Sogno come atto politico: l’unica evasione possibile è la mente.

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