
“Lo scopo dell’impresa non è solo il profitto, ma la dignità dell’uomo che lavora.”
Adriano Olivetti: impresa, comunità, modernità
Adriano Olivetti (Ivrea, 11 aprile 1901 – Aigle, 27 febbraio 1960) è stato ingegnere, imprenditore, editore e pensatore politico. La sua figura eccede il profilo dell’industriale: rappresenta un tentativo radicale di coniugare tecnica e umanesimo, produttività e giustizia sociale, in una visione organica della comunità.

Subentrato al padre Camillo nella guida dell’Olivetti & C. alla fine degli anni ’30, trasforma l’azienda di macchine da scrivere in un laboratorio avanzato di design, elettronica e innovazione manageriale. Con la fondazione della rivista Tecnica e Organizzazione e poi della casa editrice Edizioni di Comunità, Olivetti intende riformare la cultura del lavoro e della tecnica, sottraendola alla pura logica del profitto.
Nel celebre discorso “Ai lavoratori” del 1955, afferma:
Il suo modello è noto come comunità olivettiana: una fabbrica che include servizi sociali, assistenza sanitaria, biblioteche, architettura di qualità e partecipazione. L’impresa diventa così forma politica, alternativa tanto al liberismo anglosassone quanto al collettivismo sovietico.
Nel 1959 viene eletto deputato con il Movimento Comunità, da lui stesso fondato, ma muore improvvisamente l’anno successivo. L’utopia olivettiana – sospesa tra capitalismo etico e socialismo spirituale – resta oggi un esempio raro di pensiero integrato tra industria, cultura e politica