AUTOBOOT | NAVIGATION MODULE LITE

Bill Gates – Letter to Hobbyists

Come 500 parole di un ventenne ossessionato dal profitto diedero inizio a 50 anni di oppressione digitale

Abbiamo parlato di resistenza digitale, ma facciamo qualche passo indietro, fino al 3 Febbraio 1976. Quel giorno, un ventenne di nome Bill Gates scrisse una “lettera agli hobbisti” una dichiarazione di guerra che si combatte ancora oggi. Così inizia la storia di come la libertà dell’informazione è stata criminalizzata per proteggere i profitti delle corporazioni.

Contesto: Il Paradiso Perduto

Immaginate il 1975. L’informatica personale sta nascendo, non ci sono regole, non ci sono corporazioni che ti dicono cosa puoi o non puoi fare con la tua macchina. C’è solo una comunità di appassionati che si riunisce in garage e scantinati per esplorare questa nuova frontiera.

Steve Dompier

All’Homebrew Computer Club di Palo Alto, nel marzo 1975, Steve Dompier fa una dimostrazione che lascia tutti a bocca aperta: fa suonare “The Fool on the Hill” al suo computer Altair usando le interferenze radio. Pura magia. Tra il pubblico c’è un giovane di 19 anni che anni dopo descriverà quella demo come “il miglior programma che abbia mai visto per l’Altair”.

Quel giovane si chiama Bill Gates. Ricordatevi questo momento. È l’ultima volta che lo vedremo ammirare la condivisione libera invece di criminalizzarla.

In quel mondo magico:

  • Il codice circolava liberamente tra università, laboratori, club di hobbisti
  • Migliorare un programma e condividerlo era considerato un onore, non un crimine
  • Non esisteva il concetto di “software proprietario”
  • Collaborare era la norma, non l’eccezione da criminalizzare

Come scrisse lo storico Steven Weber, non c’era distinzione tra programmatore e utente, e certamente nessuna distinzione significativa tra hardware e software. Il codice era la macchina in senso reale. E il codice era qualcosa su cui si collaborava naturalmente e si condivideva.

Era l’età dell’oro. L’età dell’innocenza digitale. L’ultimo momento in cui la tecnologia apparteneva davvero alle persone che la usavano.

Poi arrivò la lettera. E tutto andò a puttane.

La Dichiarazione di Guerra

Il 3 febbraio 1976, Bill Gates – ora ventenne privilegiato e co-fondatore di quella che ancora si chiamava “Micro-Soft” con tanto di trattino – scrisse una lettera intitolata “An Open Letter to Hobbyists”. Il suo socio Dave Bunnell di MITS la inviò tramite corriere speciale a ogni grande pubblicazione informatica del paese.

Notate: corriere speciale. Non fu un post frustrato su un forum. Non fu una lamentela casuale. Fu una campagna coordinata di pubbliche relazioni. Il ventenne aveva già capito come funziona il gioco: controlla la narrativa o la narrativa controllerà te.

Il feedback che abbiamo ricevuto dalle centinaia di persone che dicono di usare BASIC è stato tutto positivo. Due cose sorprendenti sono evidenti, tuttavia: 1) La maggior parte di questi ‘utenti’ non ha mai comprato BASIC (meno del 10% di tutti i proprietari di Altair hanno comprato BASIC), e 2) L’ammontare delle royalty che abbiamo ricevuto dalle vendite agli hobbisti rende il tempo speso su Altair BASIC vale meno di 2 dollari l’ora.

Poi arrivò la frase che cambiò tutto:

Come deve essere consapevole la maggioranza degli hobbisti, la maggior parte di voi ruba il vostro software.

Rileggete quella frase. Lasciatela affondare come un coltello nella schiena di una comunità che ti aveva accolto a braccia aperte.

RUBA.

Non “copia”. Non “condivide”. Non “usa senza pagare”. Non “pratica la cultura collaborativa che ha reso possibile questa industria”.

RUBA.

Come un ladro con una calza in testa che scassi una vetrina. Come un criminale. Come un nemico della società.

La Condanna

Gates non si fermò lì, ovviamente. Quando hai la lama nel costato, la giri:

L’hardware deve essere pagato, ma il software è qualcosa da condividere. Chi si preoccupa se le persone che ci hanno lavorato vengono pagate? […] Una cosa che fate sicuramente è impedire che venga scritto buon software. Chi può permettersi di fare lavoro professionale gratis?

Notate la retorica da manuale?

Non “abbiamo bisogno di un modello sostenibile”. Non “cerchiamo un compromesso”. Non “troviamo insieme una soluzione”.

No. VOI state impedendo il progresso. VOI siete i cattivi. VOI state distruggendo l’innovazione. VOI siete il problema.

In un colpo solo, Gates aveva:

  1. Criminalizzato un’intera cultura
  2. Definito “furto” la condivisione
  3. Affermato che solo il lavoro pagato è “professionale”
  4. Dichiarato la comunità nemica del progresso
  5. Posizionato se stesso come vittima incompresa

Era propaganda perfetta. Goebbels sarebbe stato orgoglioso. E funzionò.

L’Ironia che Nessuno Racconta

Ora arriviamo alla parte che fa davvero arrabbiare. O ridere. O entrambe le cose contemporaneamente.

Bill Gates distribuì quella lettera – la lettera in cui accusava tutti di “rubare” – completamente SENZA COPYRIGHT. Prima del 1978, negli Stati Uniti, pubblicare qualcosa senza esplicita nota di copyright la rendeva automaticamente di dominio pubblico.

Lasciate che questo affondi. Lasciate che la pura, cristallina, incredibile ipocrisia di questo fatto vi penetri nell’anima.

L’uomo che stava urlando “LADRI! LADRI! STATE RUBANDO IL MIO LAVORO!” stava contemporaneamente distribuendo gratuitamente a chiunque, senza restrizioni, il suo manifesto contro la distribuzione gratuita senza restrizioni.

Non è stupidità. Non potrebbe essere stupidità, non con quel QI. È calcolo puro.

Gates sapeva esattamente cosa stava facendo. Voleva che quella lettera si diffondesse come un virus. Voleva che il suo messaggio raggiungesse ogni angolo della comunità informatica. E per farlo, usò esattamente il meccanismo che stava condannando: la condivisione libera e senza restrizioni.

Predicava proprietà mentre praticava condivisione. Urlava “furto” mentre regalava il suo lavoro.

È come se Rockefeller avesse fondato il movimento socialista.

La Risposta della Comunità:

Ma sapete qual è la parte più bella? La comunità non stette zitta. E la loro risposta dimostra, con una chiarezza accecante, chi aveva veramente ragione.

Jim Warren, membro dell’Homebrew Computer Club ed editore del Dr. Dobb’s Journal, rispose nel luglio 1976 con una lucidità profetica:

Esiste un’alternativa valida ai problemi sollevati da Bill Gates nella sua lettera agli hobbisti riguardo al ‘rubare’ software. Quando il software è gratuito, o così economico che è più facile pagarlo che duplicarlo, allora non verrà ‘rubato’

Warren, nel 1976, con computer che avevano meno potenza del vostro tostapane, aveva appena predetto:

  • Netflix (più facile pagare 15 dollari al mese che cercare torrent per ogni singolo film)
  • Steam (più facile comprare che craccare e pregare che funzioni)
  • Kindle Unlimited (più facile l’abbonamento che navigare siti illegali russi)

40 ANNI PRIMA che esistessero.

Warren aveva capito quello che Gates o fingeva di non capire o era troppo accecato dall’avidità per vedere: la gente VUOLE pagare. La gente VUOLE fare la cosa giusta. Basta renderlo più facile che l’alternativa.


(In un altro post parleremo di come oggi gli aumenti degli abbonamenti e altre scelte di mercato stanno dando nuova linfa alla pirateria)

La Prova che Funzionava

La lettera di Gates, invece di fermare la condivisione, motivò molti hobbisti a partecipare al progetto Tiny BASIC. Club informatici e individui da tutte le parti degli Stati Uniti e del mondo crearono presto interpreti Tiny BASIC per diversi processori. Il codice sorgente in assembly veniva pubblicato o il software veniva venduto per cinque o dieci dollari.

Funzionava.

La gente pagava. Volentieri. Felicemente. Cinque, dieci dollari per software con codice aperto, documentato, migliorabile, che potevi studiare e imparare.

Ma c’era un problema. Un problema fatale. Mortale. Imperdonabile.

A quei prezzi, con quel modello, non costruisci monopoli. Non diventi miliardario. Non controlli l’industria con pugno di ferro. Non puoi decidere chi vive e chi muore nel mercato.

E Gates non voleva solo essere pagato. Gates non voleva solo un lavoro. Gates non voleva nemmeno solo essere ricco.

Gates voleva il controllo totale.

E per averlo, doveva prima distruggere l’alternativa.

Cosa Gates NON Disse

Analizziamo ora cosa Gates omise strategicamente dalla sua lettera:

Omissione #1: Come Ho Beneficiato di Quello Che Ora Criminalizzo

Nel 1975, Gates e Paul Allen si avvicinarono al presidente di MITS per proporre un emulatore e interprete BASIC. Raggiunsero un accordo per sviluppare e vendere il loro software come Altair BASIC. Gli hobbisti erano una comunità molto unita, quindi le prime versioni di questo nuovo software essenziale furono apertamente condivise, come era prassi.

Aspetta.

Gates beneficiò della cultura della condivisione per far conoscere il suo prodotto. Il suo software si diffuse perché la comunità lo condivideva. Divenne uno standard perché tutti lo usavano. E tutti lo usavano perché… lo condividevano.

Poi, una volta che il suo prodotto era diventato uno standard grazie alla condivisione, Gates si voltò e criminalizzò quella stessa condivisione.

È come se tu facessi autostop per anni, arrivassi a destinazione, e poi facessi una campagna per rendere illegale l’autostop.

Omissione #2: Chi Guadagnava Davvero (Spoiler: Nessuno)

Gates stesso scrisse nella lettera: “MITS non guadagna denaro vendendo software. Le royalty pagate a noi, il manuale, il nastro e le spese generali ne fanno un’operazione in pareggio”

Aspetta. Fermi tutti.

Se nessuno stava guadagnando soldi, perché tutto questo dramma? Perché questa lettera infuocata? Perché criminalizzare un’intera comunità?

Ah, già. Perché non era una questione di soldi immediati. Era una questione di stabilire un precedente. Di conquistare un mercato prima che qualcun altro lo facesse. Di definire le regole del gioco in modo che tu fossi l’unico che poteva vincere. Gates non stava proteggendo i suoi profitti. Stava costruendo le fondamenta di un impero.

Omissione #3: L’Obiettivo Finale

Gates concluse la sua lettera così:

Non c’è niente che mi piacerebbe di più che assumere dieci programmatori e inondare il mercato hobbistico con buon software

Notate la parola? “Mercato”.

Non “comunità”. Non “movimento”. Non “ecosistema collaborativo”. Non “insieme di appassionati”.

Mercato.

Un mercato ha venditori e compratori. Ha vincitori e perdenti. Ha monopoli e bancarotte. Ha predatori e prede.

Gates stava dichiarando le sue vere intenzioni, nero su bianco, per chiunque avesse orecchie per sentire: trasformare il software da bene comune a merce. Da condivisione a proprietà. Da libertà a controllo. Da comunità a mercato.

E ci riuscì.

Le Conseguenze: Come Una Lettera Cambiò il Mondo (In Peggio)

L’impatto di quella lettera fu devastante e duraturo. Come un asteroide che colpisce la Terra, i suoi effetti si fanno sentire ancora oggi. La lettera segnò la morte della libertà informatica, ma anche la nascita della cultura hacker. Improvvisamente condividere codice, migliorarlo, passarlo avanti non era più percepito come un atto di generosità. Era sospetto. Potenzialmente criminale. Pericoloso.

La fiducia all’interno della comunità iniziò a erodersi.

Se condivido questo codice, mi stanno “rubando”? Se prendo questo codice, sono un “ladro”? Se miglioro qualcosa e lo ridistribuisco, sto “violando i diritti”?

La paranoia sostituì la collaborazione. La paura sostituì la fiducia, ma ad ogni oppressione risponde la resistenza.

La Nascita del Software Proprietario

Gates capì che il software doveva diventare un prodotto a sé stante, specialmente software che potesse essere codificato una volta ed eseguito su una varietà di computer. Questo portò alla creazione dell’End User License Agreement (EULA), che cambiò radicalmente la definizione di proprietà del software: non possiedi mai realmente il software, solo una licenza limitata per usarlo.

Lascia che questo concetto distopico penetri nella tua mente:

Compri Windows? No, affitti una licenza che Microsoft può revocare.
Compri Photoshop? No, affitti una licenza che Adobe controlla.
Compri Office? No, affitti… capito il pattern?

Non possiedi niente. Non hai mai posseduto niente. Non possiederai mai niente.

Benvenuti nel futuro che Gates costruì.

Il Modello di Business dell’Oppressione

La lettera di Gates creò il blueprint che ogni tech company seguirebbe per i successivi 50 anni:

Passo 1: Crea dipendenza
Formati proprietari. Documenti che si aprono solo col tuo software. Ecosistemi chiusi dove ogni cosa funziona solo con le tue cose.

Passo 2: Nascondi il codice
Codice sorgente segreto. Nessuno può vedere cosa fa il tuo software. Nessuno può verificare se ti sta spiando. Nessuno può migliorarlo. Nessuno può imparare da esso.

Passo 3: Controlla gli aggiornamenti
Obsolescenza programmata. “Questo software non è più supportato.” “Compra la nuova versione.” “Il tuo sistema operativo è troppo vecchio.”

Passo 4: Licenze restrittive
EULA lunghe 50 pagine che nessuno legge ma tutti accettano. Dentro c’è scritto che non possiedi niente, non hai diritti, non puoi fare niente se non quello che loro dicono.

Passo 5: Criminalizza le alternative
Chi copia è un ladro. Chi modifica è un hacker criminale. Chi condivide è un pirata. Chi studia è un violatore di copyright.

Risultato:
Microsoft diventa un monopolio da centinaia di miliardi. Gates diventa l’uomo più ricco del mondo per decenni. E noi? Noi perdiamo il controllo totale e completo sui nostri strumenti digitali.

Mission accomplished, Billy.

Il Precedente Linguistico

Gates non inventò solo un modello di business. Inventò una neolingua orwelliana dove:

  • Condividere = Rubare
  • Copiare = Furto
  • Modificare = Violazione
  • Studiare = Hacking illegale
  • Utente = Potenziale criminale
  • Libertà = Pirateria
  • Collaborazione = Furto organizzato

Questo linguaggio viene usato ancora oggi, ogni santo giorno. Ogni volta che l’industria chiama “pirati” le persone che condividono cultura. Ogni volta che definiscono “ladri” gli studenti che si passano ebook per studiare. Ogni volta che criminalizzano chi vuole semplicemente riparare il proprio dannato telefono.

Tutto iniziò con quella lettera. Ogni. Singola. Cosa.

I Numeri dell’Oppressione: 50 Anni Dopo

Facciamo i conti, va bene? Vediamo chi ha vinto e chi ha perso in questa storia.

Microsoft oggi:

  • Capitalizzazione di mercato: oltre 3 trilioni di dollari (scrivetelo per intero: 3.000.000.000.000 dollari)
  • Profitti annuali: circa 80 miliardi di dollari
  • Bill Gates patrimonio personale: circa 120 miliardi di dollari

Nel frattempo, nel mondo reale:

  • Scuole pubbliche spendono fortune in licenze Microsoft invece che in insegnanti, libri, o strutture
  • Milioni di studenti nei paesi in via di sviluppo non possono permettersi Office e devono usare versioni pirata rischiando multe
  • Interi paesi africani sono tagliati fuori dal software perché le licenze costano più del PIL pro capite
  • La conoscenza è rinchiusa dietro licenze e paywalls che rendono l’accesso un privilegio, non un diritto
  • Modificare il software che “possiedi” (ma non possiedi) è illegale
  • Riparare il tuo dispositivo viola la garanzia e potenzialmente la legge

E tutto, tutto quanto, è iniziato con una lettera che diceva: “Voi rubate.”

La vendetta di Gates è stata completa. Perfetta. Totale.

L’eroe delLa Resistenza: Richard Stallman


Ma la storia non finisce qui. Perché quella lettera, pur devastante, scatenò anche una reazione uguale e contraria.

Nel settembre 1983, un programmatore del MIT di nome Richard Stallman annunciò il Progetto GNU. Un sistema operativo completamente libero, compatibile con Unix. Nel 1984 si dimise dal MIT per protesta contro le politiche di copyright sempre più restrittive. Nel 1985 fondò la Free Software Foundation. Nel 1989 pubblicò la GNU General Public License.

La differenza filosofica tra Stallman e Gates era radicale.

Gates predicava:

  • Il software come proprietà privata
  • La condivisione come furto
  • I diritti solo per chi paga
  • Il codice come segreto industriale
  • Il profitto sopra ogni cosa

Stallman rispondeva con il concetto di software libero:

  • Il software come conoscenza condivisa
  • La condivisione come atto di libertà
  • I diritti fondamentali per tutti gli utenti
  • Il codice aperto e trasparente
  • La libertà come valore primario

Vedete la differenza? Gates parlava di soldi. Stallman parlava di libertà.

Gates voleva controllo. Stallman voleva emancipazione.

Gates costruiva imperi. Stallman costruiva movimenti.

Stallman ha dedicato la maggior parte del suo tempo dalla metà degli anni ’90 a combattere per il software libero e contro brevetti software, gestione dei diritti digitali, e altri sistemi che limitano le libertà degli utenti. Non combatteva per i soldi. Combatteva per un principio: la libertà dell’utente.

E quella libertà non ha prezzo.

Chi Aveva Ragione? (Spoiler: Non Gates)

50 anni dopo, chi aveva ragione?

Il modello di Gates ha vinto? Oh sì. Microsoft ha dominato per decenni. I miliardi sono arrivati come fiumi d’oro. Il monopolio è stato costruito, pietra dopo pietra, EULA dopo EULA.

Ma il modello di Stallman è morto?

Ah, questa è la parte divertente. Guardiamo i fatti, quei fastidiosi fatti che rovinano le belle narrative:

  • Linux domina il 96.3% dei server web mondiali
  • Android (basato su Linux) gira su oltre 3 miliardi di dispositivi
  • Tutti i 500 supercomputer più potenti al mondo usano Linux. TUTTI. Nessuna eccezione.
  • Red Hat (software libero, quello che Gates chiamava “comunismo”) è stata venduta per 34 miliardi di dollari
  • GitHub ospita oltre 200 milioni di repository open source
  • Le aziende tech più innovative del mondo – Google, Facebook, Amazon – girano su software libero

E la ciliegina sulla torta? Microsoft stessa ha dovuto arrendersi. Oggi usa Linux sui suoi server Azure. Contribuisce a progetti open source. Ha comprato GitHub per 7.5 miliardi. Il CEO di Microsoft ha detto “Microsoft ama Linux.”

Microsoft. Ama. Linux.

Lasciate che la pura ironia di questa frase vi pervada.

La storia ha dimostrato che entrambi i modelli possono essere economicamente sostenibili. Entrambi possono generare profitti. Entrambi possono creare aziende di successo.

Ma solo uno rispetta la libertà dell’utente.
Solo uno permette di imparare.
Solo uno permette di migliorare.
Solo uno permette di condividere.
Solo uno non ti tratta come un potenziale criminale.

E non è il modello di Gates.

Perché Questa Lettera È Ancora Rilevante Oggi?

Ogni restrizione digitale che subisci oggi discende direttamente da quella lettera.

Bill Gates aveva il diritto di essere pagato per il suo lavoro?

Assolutamente sì. Nessuno lo discute. Il lavoro va ricompensato.

Ma aveva il diritto di:

  • Definire “furto” la condivisione in una comunità basata sulla condivisione?
  • Criminalizzare un’intera cultura?
  • Imporre un modello di controllo totale?
  • Chiamare “ladri” coloro che praticavano la collaborazione?
  • Stabilire un precedente che avrebbe oppresso miliardi di persone per decenni?
  • Distruggere deliberatamente un’alternativa che funzionava?
  • Trasformare il software da bene comune a proprietà privata?

Assolutamente no. No. No. No. No. No. No.

E se pensi di sì, se pensi che Gates avesse ragione, allora congratulazioni: la propaganda ha funzionato perfettamente su di te.

L’Alternativa Che Cercarono di Soffocare

Jim Warren e il progetto Tiny BASIC dimostrarono che esisteva un’altra via: software economico (5-10 dollari), con codice sorgente aperto, liberamente modificabile, studiabile, migliorabile. E funzionava. La gente lo comprava volentieri.

Ma quel modello aveva un “difetto” fatale, imperdonabile, mortale:

  • Non creava monopoli globali
  • Non generava miliardari
  • Non permetteva controllo totale sul mercato
  • Non costruiva imperi da trilioni di dollari
  • Non metteva un uomo al centro del potere

E per Gates, questo era inaccettabile.

Quindi quell’alternativa doveva morire. Doveva essere criminalizzata, marginalizzata, dimenticata.

E quasi ci riuscì.

SOFTWARE IS LIKE SEX: IT’S BETTER WHEN IT’S FREE

Il Futuro che ci fu Rubato

Chiudiamo gli occhi e immaginiamo.

Se nel 1976 la comunità avesse prevalso. Se il modello di Warren e Tiny BASIC fosse diventato lo standard. Se la condivisione fosse rimasta un valore invece di diventare un crimine.

Oggi, nel 2025, avremmo:

Software libero in ogni scuola dal 1980 – Immagina un’intera generazione cresciuta imparando a programmare guardando il codice, modificandolo, migliorandolo.

Nessun monopolio Microsoft – Immagina un mercato competitivo dove l’innovazione conta più del lock-in.

Innovazione distribuita globalmente – Immagina ogni programmatore in Africa, Asia, Sud America con accesso completo agli strumenti.

Conoscenza accessibile a tutti – Immagina biblioteche digitali globali senza paywall.

Nessuno in carcere per aver condiviso file – Immagina un mondo dove condividere cultura non è un crimine.

Cultura digitale collaborativa – Immagina Internet costruito sulla condivisione, non sul profitto.

Proprietà reale di ciò che compriamo – Immagina possedere davvero il tuo telefono, il tuo computer, il tuo software.

Trasparenza e sicurezza tramite codice aperto – Immagina software senza backdoor, senza spyware, verificabile da chiunque.

Tecnologia al servizio dell’umanità – Immagina la tecnologia come strumento di emancipazione, non di controllo.

Invece abbiamo avuto 50 anni di:

Monopoli digitali che soffocano ogni innovazione che minaccia il loro controllo.

DRM e restrizioni artificiali che ci impediscono di usare quello che abbiamo comprato.

Licenze che tolgono ogni diritto lasciandoci solo obblighi.

Conoscenza dietro paywall che rendono l’educazione un privilegio.

Studenti multati per decine di migliaia di dollari per aver condiviso file.

Aaron Swartz morto a 26 anni per aver liberato articoli accademici.

Innovazione soffocata da brevetti software assurdi.

Sorveglianza di massa mascherata da “termini di servizio”.

Questo è il futuro che Gates costruì.

Il Messaggio Finale

Quella lettera del 3 febbraio 1976 non fu una semplice lamentela di un giovane programmatore frustrato perché la gente usava il suo software senza pagare.

Fu una dichiarazione di guerra premeditata, calcolata, strategica.

Guerra alla cultura della condivisione.
Guerra alla libertà dell’informazione.
Guerra all’idea che la conoscenza appartenga all’umanità.
Guerra al concetto stesso di bene comune digitale.

E per 50 anni, quella guerra è stata combattuta su un campo di battaglia sbilanciato dove:

  • Gates e i suoi avevano i media che amplificavano il loro messaggio
  • Avevano i tribunali che applicavano le loro leggi
  • Avevano i miliardi per fare lobbying e comprare politici
  • Avevano il potere di scrivere le regole del gioco

Ma noi avevamo qualcosa di più potente. Qualcosa che nessuna quantità di soldi può comprare, nessun tribunale può bandire, nessuna corporazione può controllare.

Avevamo un’idea.

L’idea che l’informazione vuole essere libera.
Che la condivisione non è un crimine.
Che la conoscenza appartiene a tutti.
Che la tecnologia deve servire l’umanità, non controllarla.
Che il codice, come la matematica, come la scienza, è conoscenza universale.

E le idee, a differenza del software proprietario, non si possono licenziare, arrestare, imprigionare o uccidere.

Puoi arrestare Aaron Swartz, ma non puoi arrestare l’idea per cui morì.
Puoi condannare i fondatori di Pirate Bay, ma non puoi condannare il movimento che ispirarono.
Puoi criminalizzare la condivisione, ma non puoi fermare la condivisione.

Perché alcune idee sono più forti dei monopoli.

3 febbraio 1976: il giorno in cui tutto cambiò.

Ma la resistenza non è mai morta.

Perché alcune idee sono immortali.

La guerra continua.

E continuerà finché ci sarà anche solo una persona che crede nella libertà.

Condividi questo post. Copialo. Modificalo. Miglioralo.

, , ,