Lo scienziato Stephen Hawking ci ha più volte ricordato che: “Non abbiamo altro modo se non colonizzare altri pianeti per far sopravvivere la nostra specie”. Calcolando le lunghe percorrenze, si deduce che se non impariamo a fare sesso in assenza di gravità rischiamo l’estinzione. Non ci resta che imparare dalla fantascienza e studiare attentamente le migliori scene di sesso spaziale di tutti i tempi.
Lo scienziato londinese David Levy, nel suo libro Love + Sex with Robots, ha scelto il 2050 come data indicativa del primo matrimonio tra un essere umano e un robot. Oggi frugando tra i miei vecchi segnalibri ho trovato questa intervista a Levy a cura di Giuliana Proietti (psicolinea.it).
[…] i robots saranno programmati basandosi sulla conoscenza dell’arte amatoria e delle tecniche sessuali spiegate in tutti i libri che esistono al mondo su questi temi, essi saranno degli amanti molto virtuosi […
Origin: France (fun fairs, burlesque) Type: Human performer as robot Media: Photo by Gaston Paris (Roger-Viollet) Note: Pre-robotic spectacle · mechanical mimicry
Una ruota dentata, una vite, mi commuovono quanto un girasole. Questo teatro di movimenti predestinati, in cui una piccola esitazione, un ritardo, può cagionare un disastro, mi avvince, mi esaspera.
Il pigmalionismo o “venus statuaria” è una parafilia poco diffusa, descritta per la prima volta dallo psichiatra austriaco Richard Von Krafft-Ebing, che nell’ ottocento ha condotto numerosi studi sul feticismo. Come è intuibile dall’etimologia della parola, lo studio fa riferimento al mito classico di Pigmalione. La leggenda narra che Pigmalione, re di Cipro e noto scultore, si innamora della statua da lui stesso scolpita: Galatea. In seguito ad offerte propiziatorie alla dea Afrodite. Pigmalione assiste alla metamorfosi di Galatea da statua a donna in carne ed ossa, realizzando così il suo sogno d’amore. La parafilia delineata da Richard Von Krafft-Ebing si riferisce a tutti coloro che provano attrazione sessuale e amore nei confronti delle statue.
In questi giorni non si parla d’ altro che di questo algoritmo della bugia, annunciato dall’ International Journal of Social Robotics, messo appunto dai ricercatori americani del Georgia Institute of Technology di Atlanta. Ai robot feticisti non piacerà, ovvero persone attratte sessualmente dai robot e – i più romantici – che sognano un futuro in cui sia normale istaurare dei rapporti di natura amorosa con le macchine.
Nel 2007, lo scienziato David Levy, ricercatore d’ intelligenza artificiale presso l’ Università di Maastricht (Olanda), in un suo articolo, pubblicato dalla rivista scientifica livescience.com, ha ipotizzato che nel 2050 si assisterà ad unioni matrimoniali tra uomini e robot. Oggi con l’algoritmo della bugia si può anche iniziare a parlare di divorzi con i robot 🙂
Non sono una romantica e non ho mai creduto di essere la dolce metà di qualcuno. Nonostante queste ciniche promesse, voglio continuare a parlare del rapporto (fanta)scientifico tra amore e tecnologia.