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[ UNIT: INNOCENZO MANZETTI ]

Born: 1826, Aosta (Italy)
Field: Mechanics, Acoustics, Automation
Known for: Voice Telegraph (1865), Flute-playing Automaton
Status: Forgotten pioneer, precursor to the telephone & robotics

L’11 giugno 2002, il Congresso degli Stati Uniti ha ufficialmente riconosciuto Antonio Meucci come inventore del telefono, ponendo fine, almeno in parte, alla lunga disputa legale che per oltre un secolo ha contrapposto il suo nome a quello di Alexander Graham Bell. Ma questa vicenda, ormai nota, lascia spesso nell’ombra un altro protagonista italiano della storia delle telecomunicazioni: Innocenzo Manzetti.

Nel 1865, Manzetti avrebbe ideato e costruito un telegrafo vocale, un dispositivo capace di trasmettere la voce umana a distanza. Secondo alcuni studiosi e sostenitori della sua figura, si tratterebbe del vero precursore del telefono moderno. Per altri, invece, il suo contributo resta confinato al campo delle sperimentazioni visionarie, senza una continuità diretta con le invenzioni di Meucci o Bell. Ma la questione rimane aperta, e invita a una riflessione più ampia sul modo in cui la storia seleziona, conserva o dimentica i suoi innovatori.

Personalmente, ciò che più affascina dell’opera di Manzetti non è tanto la disputa sul telefono, quanto la sua prima invenzione documentata: un automa umanoide in grado di suonare il flauto.

L’automa flautista

Nel corso della sua vita, Manzetti si dedicò a una sorprendente varietà di discipline: meccanica, acustica, astronomia, idraulica, elettricità. Ma fu con la costruzione di un automa flautista che iniziò a emergere la sua visione del rapporto tra uomo e macchina.

L’automa aveva un aspetto marcatamente umanoide, con una struttura in ferro, acciaio e pelle di camoscio, una maschera con occhi di porcellana, e componenti realizzati con resine sintetiche – alcune delle quali progettate direttamente da Manzetti. Il risultato era insieme affascinante e inquietante: una figura meccanica capace di suonare un flauto attraverso un complesso sistema di aria compressa e più di cinquecento congegni interni, muovere le braccia, pronunciare brevi frasi e addirittura salutare sollevandosi il cappello.

Più che un semplice esperimento, l’automa di Manzetti anticipava già nel XIX secolo alcune delle tensioni più attuali tra artificio e intelligenza, corpo e imitazione, meccanismo e presenza.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito ufficiale dedicato all’inventore.

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