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Clara Rockmore – theremin

Virtuosa e innovatrice del theremin, trasformò lo strumento di Léon Theremin in una macchina musicale precisa e adatta al repertorio classico. Estese l’escursione a 5 ottave, migliorò dinamica e intonazione e codificò la tecnica della “digitazione aerea”. Unì arte e ingegneria, insegnando al theremin a cantare.

Quando nacque Clara Reisenberg a Vilnius, il 9 marzo 1911, l’aria del Baltico non sapeva ancora che avrebbe ospitato una delle figure più singolari della storia della musica elettronica. Bambina prodigio del violino, ammessa al Conservatorio di San Pietroburgo a soli quattro anni, Clara crebbe in un mondo di rigore musicale e disciplina tecnica. Ma la Rivoluzione russa spinse la sua famiglia a emigrare negli Stati Uniti, dove un destino imprevisto l’attendeva.

Un problema fisico – una tendinite cronica dovuta a malnutrizione – la costrinse a lasciare il violino. Quella che poteva sembrare una fine, si rivelò invece l’inizio di una nuova storia. Negli anni ’20 incontrò Léon Theremin, lo scienziato-inventore che aveva creato uno strumento unico: il theremin, il primo strumento elettronico capace di produrre suoni senza essere toccato, controllato esclusivamente dal movimento delle mani in un campo elettromagnetico. Clara ne fu affascinata, ma non si limitò a imparare a suonarlo. Lo studiò come avrebbe fatto un ingegnere, ne analizzò difetti e potenzialità, e iniziò a trasformarlo.

Il theremin originale era instabile: poche ottave di estensione, risposta lenta, intonazione incerta. Clara, forte del suo orecchio assoluto e dell’esperienza da violinista, suggerì modifiche decisive: estensione portata da 3 a 5 ottave per ampliare il repertorio; circuito del volume più sensibile, capace di sfumature degne di un arco; chassis ribassato per liberare il movimento delle mani; linearità di intonazione migliorata grazie a interventi sugli oscillatori. Il risultato fu un theremin capace di sostenere un fraseggio classico, di cantare come una voce o come uno Stradivari invisibile.

Ma le innovazioni non si fermarono alla meccanica. Clara codificò una tecnica esecutiva rigorosa, introducendo la “digitazione aerea”: un sistema di contrazione e apertura delle dita per passare da una nota all’altra senza il portamento scivolato tipico dello strumento. Per stabilizzare l’intonazione, teneva pollice e indice uniti, riducendo il margine d’errore a pochi millimetri nello spazio invisibile tra sé e l’antenna. Era precisione chirurgica applicata alla musica.

Con queste armi – tecnica e innovazione – Clara portò il theremin dalle fiere tecnologiche alle sale da concerto. Nel 1938 si esibì al Town Hall di New York, poi con orchestre filarmoniche, affrontando brani di Saint-Saëns, Rachmaninov, Ravel. Non cercava effetti speciali: cercava il canto. E ottenne quello che nessuno aveva mai fatto prima, restituendo al theremin una dignità concertistica.

Nel 1977, accompagnata al pianoforte dalla sorella Nadia e prodotta da Robert Moog, pubblicò l’album The Art of the Theremin, documento sonoro che resta la sua eredità più diretta. Morì a New York nel 1998, ma la sua influenza continua a risuonare: senza di lei, il theremin sarebbe probabilmente rimasto confinato agli effetti nella fantascienza, invece di trovare posto nella musica colta.

Clara Rockmore fu la più grande virtuosa del theremin, ma anche la sua ingegnere invisibile. Con sensibilità artistica e intelligenza tecnica, trasformò un prototipo instabile in uno strumento capace di emozionare, e insegnò al mondo che persino un campo elettromagnetico, se guidato con rigore e passione, può cantare.

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