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Vera Molnár: pioniera dell’ arte generativa

FILE: molnar_vera.profile
BORN: 5 Jan 1924, Budapest (Hungary)
RESIDES: Paris, France (since 1947)
FIELD: abstract / generative art


METHODS: pre‑computer “machine imaginaire” (1959), computer plots from 1968
GROUPS: GRAV (1960); Art et Informatique (1967)
TECH: Fortran code + plotter → algorithmic variations of forms (squares, lines, grids)
STYLE: controlled randomness (1 % disorder), serial permutation, minimal geometry
RECOGNITION: pioneer of computer art; works in major museum collections; awards: chevalier Arts‑Lettres (2007); Prix AWARE (2018)
LEGACY: continues to inspire generative practice; represented at 2022 Venice Biennale

Geometria, codice e disciplina visiva

Vera Molnár nasce a Budapest nel 1924. Dopo gli studi in estetica e storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti della capitale ungherese, si trasferisce in Francia nel 1947 insieme al marito, il ricercatore François Molnár. Da quel momento, la sua traiettoria artistica si orienta verso un abbandono progressivo della figurazione, a favore di una pratica sistematica centrata sulla forma geometrica e sul metodo.

Affascinata dalla logica dei processi e dall’equilibrio instabile delle regole autoimposte, Vera Molnár sviluppa un linguaggio formale essenziale e sperimentale. Il quadrato, in particolare, diventa per lei un campo di variazione continua: un modulo che può essere ruotato, alterato, ripetuto, distorto secondo criteri predeterminati ma mai meccanici.

Nel 1960 partecipa alla fondazione del GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuel), insieme a artisti come François Morellet, Julio Le Parc, Joël Stein, Francisco Sobrino e Yvaral (Jean-Pierre Vasarely). Il gruppo si distingue per l’approccio collettivo e per l’uso della scienza e della tecnologia come strumenti dell’arte.

Nel 1967 è tra i promotori del seminario Art et Informatique presso l’Institut d’Esthétique et des Sciences de l’Art di Parigi, segnando una svolta teorica e pratica nell’integrazione tra pensiero algoritmico e composizione visiva.

Nel 1968 inizia a lavorare direttamente con il calcolatore. Utilizzando linguaggi di programmazione semplici e tracciati lineari, sperimenta forme di arte generativa ante litteram, costruite su variazioni casuali controllate, ripetizioni e strutture pseudo-casuali.

“Je ne veux pas faire du beau, je veux faire du juste.”

— Vera Molnár

Senza mai rinunciare alla dimensione manuale e contemplativa del gesto artistico, Molnár sviluppa un corpus di lavori rigoroso ma mai rigido, in cui il caso diventa elemento poetico, e l’errore viene spesso integrato come fattore rivelatore.

…procedendo per piccoli passi,
l’artista cerca l’immagine dei suoi sogni.
Senza l’aiuto di un computer, è assolutamente impossibile materializzare fedelmente un’immagine che esiste già
nella sua mente. Questo può sembrare paradossale,
ma la macchina, additata come fredda e inumana, può aiutare a realizzare i nostri pensieri più soggettivi, irraggiungibili, e profondamente umani.

Vera Molnár

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