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Pornografia meccanica di Ralph Steiner

Una ruota dentata, una vite, mi commuovono quanto un girasole. Questo teatro di movimenti predestinati, in cui una piccola esitazione, un ritardo, può cagionare un disastro, mi avvince, mi esaspera.

Leonardo Sinisgalli

Principi di Meccanica di Ralph Steiner – 1933

L’erotismo dei Principi di Meccanica

Ralph Steiner e il desiderio della forma (1933)

Nel 1933 il fotografo e cineasta sperimentale Ralph Steiner realizza un cortometraggio intitolato Mechanics Principles. Apparentemente si tratta di un film didattico, prodotto per illustrare i principi fisici del movimento meccanico. In realtà, è molto di più: un’ode silenziosa al desiderio della macchina, alla sensualità del metallo in movimento, alla geometria che si offre allo sguardo come corpo.

la macchina non si spoglia, si rivela.

E nella rivelazione, produce un tipo di attrazione che si situa tra l’estetica industriale e il feticismo visivo.

Il dispositivo come oggetto del desiderio

Steiner inquadra leve, carrucole, ruote, viti, ingranaggi. Non li racconta, li accarezza con la luce. La cinepresa si avvicina, isola, rallenta, crea un’intimità tattile con la materia. L’acciaio vibra, i giunti oscillano, gli assi ruotano con lentezza e poi si accelerano in una danza perfetta.

Non è solo un film su come funziona la fisica. È un film su quanto può essere erotico il funzionamento stesso.

Il piacere che emerge non è pornografico né figurativo, ma strutturale:

Erotismo non umano, non disumano

Come ha scritto Rosalind Krauss a proposito dell’arte meccanica:

“La macchina non è altro che un corpo senza interiorità.”

Ma Mechanics Principles smentisce questa idea. I corpi meccanici hanno un linguaggio, una tensione, un ritmo interno. Hanno un erotismo senza pelle, tutto fatto di attriti, forze, pesi, rimbalzi. È una sessualità post-organica, ma non fredda: calda come un motore dopo la corsa.

Oltre il documentario

Il film, prodotto negli Stati Uniti durante l’era della grande crisi, nasce formalmente come educational. Ma Steiner, già legato all’estetica del modernismo fotografico (straight photography, Machine Art), lo trasforma in un’opera d’arte. Le sue inquadrature non sono mai neutre: sono coreografie minime, in cui l’occhio dell’obiettivo diventa sguardo erotico, macchina desiderante.

In questo senso, Mechanics Principles anticipa tanto l’arte industriale degli anni ’50 (vedi Charles e Ray Eames) quanto le visioni sensuali e post-umane della videoarte contemporanea.

In Mechanics Principles il principio diventa pulsione.

Non ci sono corpi nudi, ma ci sono forme che si espongono.

Il sapere tecnico non è neutro: ci attrae, ci incuriosisce, ci seduce.

E quando la cinepresa ne coglie il ritmo, la macchina diventa carne.

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