
[ SAN DIEGO EXPOSITION · 1935 ]
Zoro Garden · Staged nudist colony
Queen Zorine (Yvonne Stacey)
Robot: costumed performer
San Diego, 1935: tra robot e nudisti per risollevare gli animi
Nel 1935, nel pieno degli sforzi per uscire dalla Grande Depressione, la città di San Diego organizza la California Pacific International Exposition, una grande esposizione internazionale nel cuore di Balboa Park. L’obiettivo è chiaro: rilanciare l’economia locale attirando turismo, investimenti e stampa. Per farlo, il Consiglio comunale approva l’inserimento di numerose attrazioni, anche volutamente eccentriche.
Tra queste, due catalizzano l’attenzione dei visitatori e dei fotografi: una “colonia nudista” messa in scena come spettacolo antropologico-naturalista, guidata dalla figura scenica di Queen Zorine (al secolo Yvonne Stacey); e un attore travestito da robot, protagonista di un finto “rapimento” della regina nudista, messo in scena come sketch pubblicitario.
L’area del Zoro Garden, un giardino ricavato in una cava naturale, viene trasformata in una finta colonia nudista. Gli interpreti — in realtà attori e attrici in costume aderente color carne — simulano la vita “naturale” all’aria aperta. Organizzano danze rituali, “sacrifici al dio sole”, momenti di gioco e riposo. Il pubblico può osservare la scena da lontano, o sbirciare tra le fenditure della recinzione. L’attrazione diventa presto una delle più visitate — e criticate — dell’Esposizione, mista tra folklore, sessualizzazione e teatralità.

In una delle scene orchestrate per la stampa, un uomo travestito da robot — costume rigido, movimenti meccanici, faccia metallica — compare nel giardino nudista e inscena un finto rapimento di Zorine. La fotografia che immortala il momento diventa virale per l’epoca, simbolo perfetto di una modernità grottesca e divertita: la macchina che “desidera” il corpo, la tecnologia di cartapesta che si confronta con la carne teatralizzata.
Più che provocazione, è propaganda: la crisi economica viene affrontata con immaginari esotici, futuristi, erotici. Si mettono in scena sogni e paure del pubblico, si offre evasione estetica attraverso il corpo e la macchina, due archetipi che segneranno tutto il secolo. Ma qui lo si fa senza reale tecnologia: solo maschere, travestimenti, allestimenti temporanei.
