
“Il rumore, così come ci giunge dalla vita, ci richiama immediatamente alla vita stessa, facendoci pensare alle cose che producono il rumore che udiamo.”
Una nuova sinfonia industriale
Nel 1913, Luigi Russolo — artista futurista, pittore e compositore italiano — pubblica il manifesto rivoluzionario L’Arte dei Rumori (The Art of Noises). Vi sostiene che l’orecchio moderno, abituato alle urla della città industriale, desidera suoni più complessi del repertorio orchestrale tradizionale. È tempo di liberarsi dai timbri limitati degli strumenti convenzionali e abbracciare la “infinita varietà dei rumori”.
Russolo individua sei famiglie fondamentali di “suoni-rumore” (boati, sibili, gorgoglii, scricchiolii, percussioni e voci umane o animali) e propone un’orchestra futurista composta unicamente da queste sonorità.

l’intonarumori
Per dare corpo a questa visione, Russolo inventa gli intonarumori: macchine rumorose costituite da casse di legno, membrane, corde, ingranaggi e altoparlanti a imbuto. Azionati da manovelle e leve, producevano rumori controllabili in altezza, dinamica e timbro. Ogni modello apparteneva a una “famiglia” sonora — gorgogliatori, rombatori, scoppiatori, ululatori — e poteva essere costruito nei registri soprano, tenore o basso, formando un’intera orchestra di rumori.
Il pubblico e le reazioni
La prima esibizione pubblica avvenne nel giugno 1913 al Teatro Storchi di Modena, con uno “scoppiatore”. Ma fu al Teatro Dal Verme di Milano e al Coliseum di Londra che Russolo e i suoi musicisti affrontarono urla, fischi e proteste. Non era solo provocazione: era una rottura vera con la tradizione musicale.

Il manifesto: rumore come ritorno alla vita
Nel cuore del suo manifesto, Russolo afferma:
“Benché la caratteristica del rumore sia di richiamarci brutalmente alla vita, l’arte dei rumori non deve limitarsi ad una riproduzione imitativa. Essa attingerà la sua maggiore facoltà di emozione nel godimento acustico in sé stesso, che l’ispirazione dell’artista saprà trarre dai rumori combinati.”
Per Russolo, il rumore è energia vitale: non un fastidio, ma un linguaggio che risveglia, che rompe l’inerzia dell’orecchio abituato alle forme musicali stanche. Tuttavia, avverte, non basta registrare il caos del mondo; serve trasformarlo in opera, organizzarlo in strutture capaci di emozionare e non solo sorprendere.