
Girato nel 1959 ma distribuito nel 1962, The Brain That Wouldn’t Die è uno dei più celebri B-movie horror/sci-fi statunitensi. La trama segue il dottor Bill Cortner, un chirurgo ossessionato dalle sue ricerche, che dopo un incidente stradale salva la testa della fidanzata Jan iniettandole un siero sperimentale. La mantiene in vita in un laboratorio improvvisato, mentre vaga alla ricerca di un “corpo perfetto” per completare il trapianto.
Il film mescola suggestioni scientifiche reali – chirurgia, trapianti, tecniche di mantenimento vitale – con l’immaginario gotico e grottesco tipico della fantascienza popolare dell’epoca. La scenografia del laboratorio, fatta di tubi, beute e macchine cigolanti, riflette l’estetica dell’“electro-horror” anni ’50-’60, in cui la scienza è al tempo stesso promessa di progresso e strumento di follia.
Oltre al suo fascino camp, The Brain That Wouldn’t Die è una testimonianza di come il cinema di serie B abbia tradotto le ansie tecnologiche dell’era atomica in immagini esagerate e indimenticabili.