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UNIVAC I il 1° computer commerciale

> ENTRY: UNIVAC I  

> STATUS: ARCHIVAL NODE ACTIVE  

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NAME…………. UNIVAC I (Universal Automatic Computer)  

CREATOR………. Eckert & Mauchly / Remington Rand  

LAUNCHED……… 1951  

TECH…………. Vacuum tubes, Magnetic tape  

TASK…………. Commercial data processing  

Il progetto UNIVAC I (UNIVersal Automatic Computer) nasce nel 1949 grazie al lavoro di J. Presper Eckert e John Mauchly, già noti per aver realizzato l’ENIAC nel 1945. Al loro fianco, figura anche Grace Murray Hopper, che contribuì allo sviluppo del software.

UNIVAC I è considerato il primo computer realmente commerciale della storia. Il primo esemplare venne consegnato all’U.S. Census Bureau il 31 marzo 1951, segnando l’inizio di una nuova era nella storia dell’elaborazione automatica dei dati. In totale, furono prodotti 49 esemplari, destinati ad applicazioni governative, statistiche e industriali.

Basato su tecnologia a valvole termoioniche, UNIVAC I era una macchina imponente: occupava circa 35 metri quadrati, pesava oltre 13 tonnellate e integrava quasi 5.000 valvole. La memoria principale era costituita da 1.000 parole di 12 cifre decimali ciascuna, memorizzate su linee di mercurio, un sistema di memoria a ritardo acustico oggi scomparso.

Spot commerciale UNIVAC I – 1951

UNIVAC I divenne celebre anche per l’uso pubblico che ne fece la CBS nel 1952, quando fu impiegato per la previsione in diretta dei risultati delle elezioni presidenziali statunitensi. Il sistema, fornendo una stima iniziale favorevole a Dwight D. Eisenhower, dimostrò una capacità di calcolo e previsione nettamente superiore ai metodi statistici tradizionali, suscitando inizialmente scetticismo, poi ammirazione.

La sua progettazione, distribuzione e applicazione segnarono il passaggio dal computer sperimentale al calcolatore come prodotto industriale, aprendo la strada alla nascente industria dell’informatica.

NOTES:  

• First U.S. computer sold commercially  

• Used by the U.S. Census Bureau  

• Publicly predicted Eisenhower’s 1952 victory  

• Marketed as an “electronic brain”  

• Symbol of post-war techno-optimism

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